I primi compagni - Dimorarivotorto

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San Giovanni XXIII
«La bontà rende serena la nostra vita».
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I primi compagni

I primi Compagni di San Francesco "Và vendi quello che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli (Mt19,21)

Il beato Francesco era solito raccogliersi con i suoi compagni in un luogo presso Assisi, detto Rivotorto, ed erano felici, quegli arditi dispregiatori delle case grandi e belle, di un tugurio abbandonato ove potevano trovare riparo...L'abitazione poi era tanto angusta, che a fatica vi potevano stare seduti o stesi a terra...(1 Celano XVI,42).
Agli inizi dell'Ordine, vivendo Francesco a Rivotorto con i due compagni  che soli allora aveva [Bernardo e Pietro Cattani], ecco  un uomo di nome Egidio, che fu poi il terzo fratello, venire a lui per abbracciare a sua vita. Egli rimase alcuni giorni con i vestiti che aveva portato dal mondo. Arrivò a quel luogo un povero a chiedere l'elemosina al beato Francesco. Questi rivolgendosi ad Egidio, gli disse:"Dona al fratello povero il tuo mantello". Ed Egidio, con grande gioia, se lo tolse di dosso e lo donò al mendicante" (Specchio di Perfezione,36)

Visione Profetica del "carro di fuoco"
"Nel periodo in cui i frati dimoravano in questo luogo, una volta il Santo si recò nella città di Assisi, perché era sabato e il mattino della domenica doveva predicare nella chiesa cattedrale, come faceva di solito.
L’uomo a Dio devoto, secondo la sua abitudine, passò la notte a pregare Dio, in un tugurio situato nell’orto dei canonici, lontano, con il corpo, dai suoi figli.
Ma ecco: verso la mezzanotte – mentre alcuni frati riposavano ed altri vegliavano in preghiera – un carro di fuoco di meraviglioso splendore entrò dalla porta della casa e per tre volte fece il giro dell’abitazione: sopra il carro si trovava un globo luminoso, in forma di sole, che dissipò il buio della notte
Furono stupefatti quelli che vegliavano; svegliati e, insieme, atterriti quelli che dormivano – e fu più grande la chiarezza provata nel cuore che quella vista con gli occhi, perché, per la potenza della luce miracolosa, fu nuda la coscienza di ciascuno davanti alla coscienza di tutti.
Tutti reciprocamente videro nel cuore di ciascuno e tutti compresero, con un solo pensiero, che il Signore mostrava loro il padre santo, assente col corpo ma presente in spirito, trasfigurato soprannaturalmente dalla luce dei celesti splendori e dalla fiamma dei celesti ardori, sopra quel carro di luce e di fuoco, per indicare che essi dovevano camminare, come veri Israeliti, sotto la sua guida. Egli, infatti, era stato eletto da Dio, come un nuovo Elia, ad essere cocchio ed auriga degli uomini spirituali.
C’è davvero da crederlo: Colui che, alle preghiere di Francesco, aprì il cuore di quei frati così semplici, perché vedessero le meraviglie di Dio, fu quello stesso che un tempo aveva aperto gli occhi al servo perché vedesse il monte pieno di cavalli e di carri di fuoco intorno ad Eliseo.
Quando il Santo ritornò dai frati, incominciò a scrutare e a svelare i segreti delle loro coscienze, a rassicurarli sul significato di quella visione mirabile, e fece molte predizioni sul futuro sviluppo dell’Ordine. E siccome faceva moltissime rivelazioni, che trascendevano le capacità dell’intelletto umano, i frati dovettero riconoscere che lo Spirito del Signore si era posato in tutta la sua pienezza sopra il suo servo Francesco: perciò la cosa più sicura per loro era seguire la sua dottrina e la sua vita". (Legenda Maior di S.Bonaventura IV,4)
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