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San Giovanni XXIII
«La bontà rende serena la nostra vita».
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I Santi Luminosi nella storia
Santa Vergine di Lourdes

Il nome Lourdes, che si dona alle bambine spesso affiancato a quello di Maria, richiama il paese della Francia meridionale, posto ai piedi dei Pirenei, dove avvennero fatti straordinari che resero il luogo una meta importante di pellegrinaggi.
Tutto comincia l’11 febbraio 1858 quando una ragazza di 14 anni, Bernadette Soubirous (1844-1879), esce dalla povera casa per raccogliere un po’ di legna o di ossi, con la sorella Toinette e l’amica Jeanne Abadie. Giunte presso la grotta di Massabielle lambita dal Gave, le due compagne attraversano il canale a guado, anche Bernadette nonostante l’asma e la salute cagionevole si prepara a seguirle togliendosi le calze. Ed ecco all’improvviso il rumore di un vento impetuoso, che tuttavia lascia gli alberi immobili. Il rombo si ripete, e allora Bernadette guardando la nicchia della grotta scorge una figura luminosa, che le sorride e la invita ad avvicinarsi. La ragazza crede di avere un abbaglio; si stropiccia gli occhi, poi prende la corona del rosario e lo recita davanti alla visione. Poi tutto ritorna come prima. Vedendo la sorella e l’amica, Bernadette chiede loro: “Non avete visto niente?” Toinette rincalza: “E tu che cosa hai visto?” la risposta di Bernadette è evasiva, ma ormai la curiosità della sorella si acuisce e lei insiste per sapere che cosa è successo promettendo di non dire niente a nessuno.  Poi invece rivela tutto alla mamma, che taglia corto a suon di bastonate.
Bernadette ottiene il permesso di ritornare alla grotta il 14 febbraio con le stesse compagne. Ha portato una boccettina di acqua santa che le hanno dato e la scarica sull’apparizione, che inclina la testa e sorride. Il giovedì 18 febbraio, per intervento della signora Millet, datrice di lavoro di mamma Louise, Bernadette torna alla grotta per la terza volta e la bianca Signora le rivolge una domanda in dialetto e dandole del voi: “Volete essere tanto gentile da venire qui per 15 giorni?” e le fa una promessa: “Non vi prometto di rendervi felice in questo mondo, ma nell’altro”. Dal 19 febbraio al 4 marzo Bernadette fa l’esperienza di 15 apparizioni. In una di queste scopre la sorgente sull’indicazione della Signora: “Andate a bere alla fonte e a lavarvi”; e riceve altri inviti: “Pregate Dio per la conversione dei peccatori”; “Baciate la terra in penitenza per i peccatori”; “Penitenza, penitenza, penitenza!”. Il 2 marzo riceve un ordine: “Andate a dire ai preti che si venga qui in processione e vi si edifichi una cappella”.
 
Bernadette si reca in canonica per dirlo al parroco Peyramale, che la riceve severamente; poi vi ritorna perché aveva dimenticato la frase riguardante la processione... Ma non ottiene nulla. Intanto alla grotta cresce l’affluenza della gente e il 4 marzo, l’ultimo dei 15 giorni, sono presenti 8.000 persone.
Inizia il culto, nonostante il riserbo del parroco e l’opposizione dell’autorità civile: ceri, offerte in danaro e in natura. Già si parla delle apparizioni della Vergine santa, sebbene Bernadette non conosca ancora l’identità della visione; la chiama ancora Aquerò (= Quella).
Il 25 marzo finalmente riceve la risposta circa il nome dell’apparizione: “Que soy era Immaculada Councepciou”. “Io sono l’Immacolata Concezione”. Al parroco non suona bene questa definizione, ma capisce che Bernadette non l’ha inventata. Con il tempo comprenderà che Maria fa tutt’uno con la grazia della preservazione dal peccato originale, identificandosi con essa. Il 7 aprile, penultima apparizione, il dottor Dozous constata il miracolo del cero, cioè osserva che al contatto della fiamma le mani di Bernadette non subiscono alcuna scottatura. Nell’ultima apparizione, quella del 16 luglio, Bernadette vede l’Immacolata nonostante lo steccato che chiude la grotta. Ma che cosa si dissero non è trapelato. Fu l’ultima volta che la vide sulla terra. Dopo i tredici volumi che René Laurentin ha dedicato a Lourdes (7 raccolgono i documenti e 6 raccontano la storia) si sono placate le obiezioni e le irrisioni dei miscredenti, che hanno dovuto riconoscere l’esistenza di un’enorme massa documentaria, interpretata criticamente e con oggettività, a supporto della verità. Il ricorso a questi documenti basta a suscitare nel lettore una convinzione: sebbene le apparizioni non siano constatabili, non si può negare la limpidità della testimonianza di Bernadette, che disarma i più agguerriti ricercatori dell’inganno. Lo stesso commissario Jacomet non riesce né con le buone né con le minacce a far confessare la ragazza che tutto è falso, al contrario deve registrare le sue risposte sempre chiare e coerenti. Infatti Bernadette non può essere assimilata a un’allucinata, poiché in tutta la sua breve esistenza ha mostrato – afferma il dottor Mangiapane – un “evidente equilibrio psichico, a dispetto delle notevoli pressioni a cui gli uni e gli altri la sottoposero continuamente, a Lourdes e a Nevers”. Inoltre ella ha dato prova di semplicità e umiltà, estremo disinteresse e santità di vita riconosciuta senza difficoltà dalla Chiesa, che nella persona di Pio XI la iscrive solennemente nell’albo dei santi (8 dicembre 1933). E poi ci sono i segni dello straordinario o del soprannaturale, sia quando Bernadette entra in estasi, sia quando riferisce l’espressione “Immacolata Concezione” che lei non poteva inventare, sia per la sorgente sgorgata nella grotta che inizia a suscitare racconti di guarigioni, a cominciare da quella del cavapietre Louis Bouriette nel cui occhio era entrata una scheggia di pietra e che riacquista la vista lavandosi con quell’acqua.
Bernadette, che non volle mai uscire dalla sua oscurità, era entrata nel 1865 presso le suore dell’Istruzione Cristiana di Nevers, dove concluse la sua santa vita nel 1879...
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